Il mio rapporto con Giovanni Paolo II sempre stato un po’ particolare.
Sono nato molti anni dopo che lui era già diventato Papa e per me è sempre stato una presenza in qualche modo quasi scontata. Spesso non capivo come mai i telegiornali gli dessero così tanta importanza, davvero doveva dire tutte quelle cose ogni volta? E chi se ne frega!
Poi ho iniziato a crescere e ho iniziato a capire. Ho iniziato anzitutto capire che non era così scontata la sua presenza. L’ho visto invecchiare e ho iniziato a percepire la sua sofferenza. Il momento di svolta è stato durante la giornata mondiale della gioventù a Roma nel 2000. Sono sempre stato abituato a stare con gente più grande di me e a vivere esperienze che alla mia età non erano previste, quindi a quella giornata mondiale della gioventù avrei voluto partecipare, ma ero troppo piccolo e non mi era stato permesso. L’ho seguita con passione alla tv, complice anche il fatto che molti amici e mia sorella erano presenti a Roma, in quelle torride giornate. Lì ho capito quanto fosse importante Papa Giovanni Paolo II e quanto emozionante fosse il suo pontificato.
Da quel momento è stato un avvicinarsi sempre più costante alla sua sofferenza che altro non era che un rispondere a quel mio chissenefrega. Lui l’aveva capito benissimo. Aveva capito che ai giovani e alla gente del mondo non importava ascoltare qualcuno che parlasse e basta. Ad ogni persona servono esempi da seguire per comprendere ciò che viene predicato. Lui, anche alla fine, è andato contro il mondo, contro uno dei problemi più gravi che affliggono questi secoli, ovvero l’invecchiamento prolungato della popolazione. Ha voluto dimostrare al mondo quanto fosse importante anche l’anzianità, quanto fosse importante la sofferenza e quanto questa andasse vissuta. Fino in fondo, nonostante tutto e nonostante tutti i pareri contrari.
Ha voluto dimostrare la sua vicinanza ai milioni di anziani che sono presenti nelle nostre società di oggi. Quanti l’hanno capito? Quanti tuttora non capiscono questo straordinario gesto? Grazie Papa testardo, che con la tua forza e la tua testardaggine hai abbattuto muri che si pensavano indistruttibili. Grazie per il tuo esempio. Grazie per l’insegnamento che tutt’oggi ci dai.
Chissà quanto deve essere difficile fare il Papa, avere responsabilità e conoscere segreti probabilmente terribili che influenzerebbero fortemente chiunque, anche la persona più buona e semplice del mondo. Chissà quanto deve essere difficile fare quello che hai fatto.
Personalmente ti ringrazio, ti ringrazio anche per la possibilità che mi hai dato di portare ufficialmente con il mio abito templare le tue reliquie per il mondo. Visti tutti i viaggi che hai fatto, credo che ti sarebbe piaciuto un trattamento di questo tipo. In qualche modo, anche se a distanza di qualche anno, spero di averti reso omaggio per quanto mi è stato possibile.
Grazie ancora.
Paolo