Qualche annetto fa, Whatsapp ha deciso di attivare un sistema di conferma di lettura dei messaggi un po’ come si fa/ceva con Outlook: le famose “spunte blu”. Questo sistema l’ho fin da subito percepito in modo abbastanza contrastante: è bello sapere se qualcuno ha letto un tuo messaggio; è meno bello far sapere agli altri se abbiamo letto i loro messaggi.
Per un periodo le ho tenute attive (sì…si possono disattivare ed è facilissimo), ma ho iniziato fin da subito ad avere problemi. Nello specifico, in quel periodo, stavo subendo una blanda situazione di stalking, ma era pur sempre invasiva. Erano mesi di lavoro più che intensissimo e avere qualcuno che ogni 5 minuti mi scriveva cazzate, pretendeva una risposta e si incazzava nel caso avessi letto il messaggio senza rispondere subito, non fu una situazione piacevole per il mio rapporto con le spunte blu. Decisi allora di disattivarle per la prima volta.
Circa un paio d’anni dopo questi episodi ebbi una relazione con una ragazza alla quale tenevo particolarmente e decisi di riattivarle per darle modo di sapere se ero informato in merito a quanto mi voleva comunicare, anche se, per vari motivi, non potevo comunque rispondere nell’immediato. Era il periodo in cui iniziava ad esserci WhatsaApp web che potevo utilizzare più comodamente anche durante le tante ore di lavoro davanti al Mac (che rimangono comunque ore in cui si lavora e si cazzeggia ben poco!). Fu un errore che tuttora rimpiango. Anche in quell’occasione la conferma di lettura sfuggì ben presto dal controllo e la relazione si trasformò in un incubo ed emersero le peggiori doti di controllo ossessivo-compulsivo nei miei confronti…cosa che assolutamente non so tollerare.
Da quei giorni sono passati altri anni e ho deciso nelle settimane passate di provare nuovamente a riattivare le spunte blu per vedere l’effetto che fa. Le ho riattivate in realtà per un motivo ben preciso: gli status. WhatsApp da qualche tempo ha attivato gli aggiornamenti di stato che funzionano esattamente come le story su Facebook e Instagram (va beh…Mark Zuckerberg ormai fa una cosa e la declina su tutte le sue proprietà…ci sta). Gli status sono degli aggiornamenti (foto, video, testo, gif, ecc) che rimangono visibili solo per 24 ore poi spariscono più o meno senza lasciare tracce. Questi status hanno un certo senso perché sono un moderno aggancio ad una possibile conversazione…di fatto hanno preso il posto del classico “Che tempo strano oggi eh signor Rossi?” detto con un giornale sottobraccio alla fermata del bus.
Rispetto ad altre piattaforme dove spesso siamo amici di migliaia di persone (che difficilmente conosciamo di persona), gli status su WhatsApp sono visti solo dai nostri contatti telefonici che quindi dovrebbero, a rigor di logica, essere persone tendenzialmente fidate delle quali abbiamo il numero di cellulare. Anche qui è comunque possibile impostare la privacy (pratica da fare sempre e subito sulle piattaforme) per decidere se far vedere gli status a tutti, solo ad alcuni o addirittura solo a una persona specifica. Ho provato un po’ tutte le opzioni tranne quest’ultima e devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso da questa nuova funzionalità: ho avuto modo di recuperare rapporti e conversazioni con persone che pensavo non avrei più visto/sentito e delle quali dubitavo addirittura di avere ancora il numero di telefono corretto.
Una funzionalità interessante messa in campo dagli status di WhatsApp e sulle storie di Facebook e Instagram è quella di poter vedere chi ha visto il nostro aggiornamento. Questa funzionalità rientra nell’unica opzione del “read-receipt”, quindi funziona reciprocamente per chi pubblica uno status e per chi legge.
Ok…qui sono iniziati i problemi (nb: l’elenco seguente è da leggere come se fosse il trailer di un film thriller):
la volontà di non mandare il messaggio direttamente alle persone interessate
- uno status che invita ad un dialogo
- 24 ore di tempo per visualizzare e rispondere
- reazioni da testare e verificare
Il risultato principale di questi giorni di test è stato il ritorno di stati d’ansia continuativi per l’arco delle 24 ore: no buono!
Di fatto, per un periodo, le mie pubblicazioni sui social sono diventate puramente di “mantenimento”, mentre relegavo tutte le info e le sensazioni un po’ più personali (che già di solito non esprimo molto) agli status di Whatsapp finché non mi sono reso conto che alcune persone che pensavo fossero “sul pezzo” e/o interessate non mi cagavano di striscio: c’est la vie! D’altro canto venivo inopportunamente subissato di richieste da parte di clienti un pochino invadenti.
In seguito a questo esperimento ho deciso quindi di ri-disabilitare la conferma di lettura, le spunte blu, la possibilità di sapere/far sapere se ho letto uno status o meno. Se ho bisogno di dire qualcosa a qualcuno molto meglio i vecchi metodi…di persona, con una chiamata, davanti a una birra o con un bel messaggio diretto. Penso che non sia un dramma se leggo un messaggio e mi prendo del tempo per pensare a una risposta sensata (e/o in quel momento posso solo leggere ma non rispondere). Continuerò ad usare gli status senza sapere chi li leggerà nello specifico. Pazienza: meno ansia e più gioia di vivere, ma voglio lasciare qui alcune reazioni, anche simpatiche e inaspettate, che il mio esperimento ha portato.
PS: le spunte blu rimangono comunque per tutti per i messaggi vocali. Nel momento in cui ne ascolti uno, chi te l’ha mandato vedrà le spunte blu, privacy o non privacy.